Pubblichiamo in traduzione italiana un articolo sul debate uscito il 13 dicembre 2021 sul The New York Times.

di Jay Caspian Kang
Voglio parlarvi della National Association for Urban Debate Leagues (NAUDL), una causa in cui credo e alla quale ho contribuito.
Ero un adolescente lunatico e svogliato che faceva fatica a portare a termine qualsiasi cosa. Questa sembrava una condizione cronica fino a quando non sono entrato in un debate durante il mio primo anno di liceo. Il team era una calamita per tutti i ragazzini studiosi e leggermente nichilisti della nostra città. Se riesci a immaginare un sedicenne che fuma kretek fuori da un negozio di dischi, che parla molto velocemente dei benefici dell’anarchismo e della legalizzazione della droga, e che nel mentre lavora tranquillamente al suo saggio di ammissione a Swarthmore, ne hai un’idea. Non pensavo proprio che quei ragazzi fossero fantastici. Ma perlomeno sembravano lo scenario migliore per le mie prospettive sociali. Quindi, mi sono buttato nell’attività.
Ho subito scoperto che non mi piaceva per niente perdere i debates, il che mi ha dato la motivazione per cercare di fare bene qualcosa. Non avrei mai potuto vincere senza una grande quantità di ricerca e di sforzo di pensiero.
Il debate è stato il luogo in cui ho letto per la prima volta una vasta gamma di scrittori, da Michel Foucault a Charles Krauthammer, agli autori della teoria critica della razza. Il mio lavoro oggi, quando è fatto al suo meglio, riflette ancora sia la struttura che la libertà che ho trovato nel debate. Ho imparato come sostenere le argomentazioni con prove, come capire quando qualcuno stava semplicemente cercando di deviare o indirizzare male la conversazione e come pensare con la mia testa.
Ma sono stato esposto al debate solo perché ho avuto la fortuna di frequentare un liceo pubblico ben finanziato che aveva una squadra di successo. Come ho scritto nella prima edizione di questa newsletter, il debate è stato dominato per decenni dalle scuole private più privilegiate del paese: come la St. Mark’s School of Texas di Dallas, la Montgomery Bell Academy di Nashville, la College Preparatory School di Oakland, in California, e la Georgetown Day School di Washington, DC. Le scuole pubbliche che eccellono nel debate sono spesso nei ricchi sobborghi di Boston, Chicago e New York City. Il debate può essere costoso: i genitori di queste migliori scuole pagano i viaggi per i tornei e mandano i loro figli in costosi istituti estivi dove si preparano per il tema dell’anno.
Le Urban Debate Leagues (UDL) sono state create per affrontare le disuguaglianze di lunga data nel debate. La prima UDL è stata fondata nel distretto delle scuole pubbliche di Atlanta nel 1985 con l’aiuto di oratori della Emory University. Nel decennio successivo, questa lega di dibattito ha portato al debate oltre 3.000 studenti. Oggi ci sono programmi UDL in 22 città del paese che organizzano squadre, allenano gli studenti e li portano ai tornei. Molti dei partecipanti non avrebbero altrimenti avuto accesso, risorse o istruzioni per raccogliere tutti i frutti di cui io oggi continuo a beneficiare.
Questi programmi hanno lottato negli ultimi due anni. Con la pandemia, la partecipazione delle scuole superiori ai programmi di Speech and Debate è diminuita di almeno il 25%, mi ha detto Scott Wunn, Direttore esecutivo della National Speech and Debate Association. Rispetto ai livelli prepandemici, tuttavia, la partecipazione alle Urban Debate Leagues, che si rivolgono principalmente ai ragazzi e alle ragazze di minoranze, è diminuita di circa il 50%, secondo Rhonda Haynes, Direttore esecutivo di National Association for Urban Debate Leagues (NAUDL).
Allora, come spieghiamo questo divario? Le sfide affrontate dalle scuole che dispongono di squadre UDL non differiscono da quelle affrontate da altre scuole pubbliche in tutto il paese. Il reclutamento è stato quasi impossibile durante l’anno scolastico in Zoom. Ci sono studenti che entrano al liceo con l’intenzione di unirsi alla squadra di debate, ma ce ne sono molti altri che vanno a una riunione per un capriccio – forse perché sta andando un amico o anche perché c’è la pizza gratis – e poi finiscono per innamorarsi con l’attività.
Quest’anno sarà il terzo anno scolastico in cui i tornei sono stati spostati online, il che è molto meno divertente, soprattutto se vuoi solo una scusa per uscire di casa nei fine settimana. E i coach di debate, che nella maggior parte dei luoghi sono insegnanti appassionati che reclutano ragazzi promettenti che incontrano nelle loro classi, hanno molto più difficoltà a connettersi con gli studenti attraverso uno schermo.
Nelle scuole Urban Debate Leagues questi problemi sono più gravi. Gli effetti amplificati della pandemia in una città come Detroit, ad esempio, dove le scuole sono state recentemente chiuse ogni venerdì per il resto dell’anno, hanno reso più difficile per i coach di debate svolgere il proprio lavoro. Un recente rapporto sul distretto comunitario delle scuole pubbliche di Detroit ha rilevato che il tasso medio di frequenza è sceso al 68% nel 2020-21 dall’82% nel 2018-19. Il 34% delle famiglie aveva “un membro della famiglia che si è ammalato o è morto di Covid-19” e il 38% dei genitori ha affermato che “problemi informatici” rendevano difficile per i propri figli frequentare la scuola. Considera ciò di cui un ragazzo/una ragazza ha bisogno per competere nel debate: trasporto doposcuola, accesso a database per ricerche online affidabili e la tecnologia per affrontare una competizione lunga e intensa.
Senza un intervento significativo che richieda la piena attenzione dei governi federale, statale e locale, questi problemi non potranno che peggiorare. Ma a livello personale, un contributo a NAUDL o a uno qualsiasi dei capitoli UDL locali aiuterebbe a dare a più ragazzi l’opportunità di apprendere tutte le abilità vitali insegnate dal debate.
Jay Caspian Kang (@jaycaspiankang), scrittore per Opinion e The New York Times Magazine, è l’autore di “The Loneliest Americans”.
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