Vi segnaliamo l’ultimo numero della rivista “Informal Logic. Reasoning and Argumentation in Theory and Practice” (Vol. 43 No. 4, 2024), e in particolare l’articolo open access di Harvey Siegel, filosofo americano noto per il suo lavoro nel campo della filosofia dell’educazione e del critical thinking, dal titolo “Arguing with Arguments. Argument Quality, Argumentative Norms, and the Strengths of the Epistemic Theory“. 

Di seguito potete visionare il pdf dell’articolo e una breve sintesi (non dell’autore).

Introduzione

Nella teoria dell’argomentazione contemporanea, l’argomento assume significati e riferimenti diversi: una realtà riconosciuta ma non sempre considerata dagli studiosi nelle loro teorie. L’articolo evidenzia la necessità di un approccio pluralistico nell’analisi degli argomenti, distinguendo vari sensi del termine “argomento” e sostenendo l’importanza di considerare le diverse teorie come cooperanti per una comprensione completa dell’argomentazione. Tra i diversi esempi di argomenti presentati, come il sillogismo, l’argomento teologico, la dimostrazione di Euclide, i dibattiti politici e gli scambi dialogici, emerge la varietà di interpretazioni di “argomento”, che può essere inteso in senso proposizionale astratto, come atto linguistico o in un contesto sociale e comunicativo.
La teoria dell’argomentazione richiede di riconoscere queste diverse prospettive e di stabilire criteri di valutazione adatti a ciascuna. In questo contesto, le teorie come quella pragma-dialettica, l’argomentazione virtuosa e la teoria retorica di Tindale sono valide in determinati contesti, ma possono risultare inadeguate quando applicate oltre il loro ambito specifico. La chiarezza nell’uso dei diversi criteri di qualità degli argomenti è essenziale per risolvere e prevenire disaccordi futuri, con le norme epistemiche che giocano un ruolo prioritario in questo processo di valutazione.

Natura dell’argomento

La teoria dell’argomentazione esamina vari aspetti, inclusa la natura stessa dell’argomento, un concetto che assume diversi significati. Secondo Daniel O’Keefe e Charles Willard, l’argomento può essere inteso sia come un enunciato o un atto comunicativo, sia come un tipo di interazione, entrambi rientranti nel dominio dell’argomentazione sociale e comunicativa. Tuttavia, una distinzione fondamentale esiste tra gli argomenti formati da frasi o proposizioni, con le relative relazioni inferenziali o epistemiche, e l’argomentazione, vista come attività interpersonale di scambio di ragioni per credenze e opinioni.
Il termine “argomento” è ambiguo e multisfaccettato. Da un lato, in un contesto di argomentazione, gli argomenti si basano sul fornire ragioni credibili per supportare un punto di vista. Dall’altro, gli argomenti possono essere considerati in un senso proposizionale astratto, dove la loro qualità epistemica dipende dalla capacità delle premesse di giustificare una conclusione. Inoltre, “argomento” può riferirsi alle azioni compiute per formulare un caso o allo scambio di ragioni durante un’interazione argomentativa.
Catarina Dutilh Novaes amplia questa visione sostenendo che “argomento” copre sia le strutture proposizionali astratte, sia gli atti linguistici compiuti durante l’argomentazione. Di conseguenza, l’argomento assume almeno quattro significati: proposizionale astratto, atto linguistico, comunicativo sociale e episodio argomentativo esteso. È fondamentale distinguere questi aspetti dall’argomentazione in senso stretto, come i litigi o i disaccordi, che non implicano necessariamente la presenza di argomenti validi.
Nell’analisi delle teorie dell’argomentazione, si nota che approcci come la teoria pragma-dialettica, la teoria dell’argomentazione virtuosa e la teoria retorica di Christopher Tindale possono essere limitate nella loro applicazione, commettendo errori qualora estendano le proprie analisi al di fuori dei loro contesti specifici. Sebbene ci siano diversi modi legittimi per valutare la qualità degli argomenti, come la validità, la forza argomentativa o la capacità di risolvere dispute, non tutti questi criteri hanno la stessa priorità in ogni contesto.

Pragma-dialettica e concezione dialettica dell’argomentazione

La pragma-dialettica (PD), teoria sviluppata dalla Scuola di Amsterdam, interpreta gli argomenti come scambi dialogici, riconcettualizzando termini come ‘validità’ e ‘razionalità’ per applicarli a mosse dialettiche conformi alle regole del dibattito critico. Secondo PD, un esito razionale dell’argomentazione è la risoluzione di divergenze e il raggiungimento del consenso, anche senza sostegno epistemico. Frans van Eemeren, difendendo PD dalle critiche, sottolinea che la teoria considera la qualità dell’argomento basata sul “discorso argomentativo normativamente ideale”, anziché sull’epistemicità delle premesse. PD punta a risolvere divergenze di opinione valutando i meriti e la ragionevolezza dei punti di vista, sviluppando procedure di test per la qualità delle premesse nel discorso argomentativo.
La distinzione tra verità e sostenibilità epistemica è centrale in epistemologia: la sostenibilità epistemica, indicativa di un sostegno evidenziale o ragionato, non equivale sempre alla verità. Buoni argomenti possono migliorare epistemicamente, ma non garantiscono verità assoluta, sostenendo il fallibilismo.
In contrasto, la pragma-dialettica (PD) di Van Eemeren valuta la risoluzione di divergenze d’opinione basandosi su regole procedurali anziché su meriti epistemici, definendo una risoluzione come “ragionevole” se conforma a tali regole, indipendentemente dal sostegno evidenziale.
Van Eemeren difende PD dal giustificazionismo, seguendo Popper e il razionalismo critico, ammettendo argomentazioni ‘pro’ e ‘contro’ ma rifiutando la giustificazione positiva. Sottolinea l’importanza della persuasione e dell’accordo in PD, distaccandosi dal giudizio epistemico. PD si estende oltre affermazioni di verità, includendo giudizi etici, estetici e prescrizioni di azioni, con la teoria epistemica che copre un ampio spettro di domini dove le ragioni vengono offerte e valutate. Van Eemeren riconosce che, in PD, partecipanti possono basarsi su credenze ingiustificate e regole di inferenza problematiche, differenziando tra validità-problematica e validità-convenzionale rispetto allo status giustificatorio.

La dialettica è tutto nell'argomentazione?

La dialettica gioca un ruolo centrale nell’argomentazione secondo PD, che critica la teoria epistemica per non integrare adeguatamente comunicazione e dialettica. Van Eemeren ritiene che la teoria epistemica non consideri a sufficienza l’approccio dialettico, focalizzandosi troppo su aspetti epistemici e giustificativi degli argomenti. La PD enfatizza la qualità dialettica degli argomenti, mentre la teoria epistemica valuta la forza giustificativa e epistemica, sia in contesti dialettici che non. Van Eemeren sostiene che la qualità epistemica di un argomento non si riduce a regole dialettiche, ma dipende da criteri come la forza delle prove e la coerenza delle conclusioni. La PD, concentrata sul dialettico, potrebbe ignorare aspetti cruciali dell’argomentazione. L’articolo suggerisce una collaborazione tra le due teorie, combinando la valutazione epistemica e quella dialettica, riconoscendo l’importanza di dialogo e persuasione, ma senza limitarsi ad essi.

Teoria della Virtù Argomentativa e virtù come criterio di qualità dell'argomento

La Teoria della Virtù Argomentativa (VAT) considera il carattere dell’argomentatore come elemento chiave nella valutazione della qualità dell’argomento, focalizzandosi su virtù come apertura mentale e umiltà intellettuale. Tuttavia, emerge una questione: la distinzione tra le qualità personali dell’argomentatore e la qualità intrinseca degli argomenti, che dovrebbe dipendere dal supporto fornito alle conclusioni dalle premesse. Secondo VAT, le virtù argomentative influenzano la pratica dell’argomentazione, ma non determinano direttamente la qualità epistemica degli argomenti. La qualità epistemica, infatti, si basa sul supporto oggettivo e non sulle virtù dell’argomentatore. Pertanto, pur essendo la VAT utile nell’analisi delle pratiche argomentative, non può da sola definire la qualità epistemica di un argomento, che resta indipendente dalle qualità morali dell’argomentatore. In sintesi, VAT contribuisce significativamente all’analisi dell’argomentazione, ma non ne è l’unico criterio valutativo.

Teoria retorica di Tindale sull'argomentazione

Christopher Tindale, nel suo libro “The Anthropology of Argument”, propone un approccio retorico all’argomentazione, sottolineando l’importanza dell’esperienza e del background culturale degli argomentatori. Critica la visione occidentale ristretta dell’argomentazione, proponendo di considerare come valide anche fonti di ragioni non tradizionali come sogni e rituali, per evitare l’imperialismo intellettuale occidentale. Tindale allarga la definizione di argomentazione oltre l’aspetto proposizionale, considerandola un mezzo di espressione e raccolta di idee, ma rischia di rendere il concetto troppo ampio.

Inoltre, distingue tra forza retorica e giustificativa degli argomenti, sostenendo che l’argomentazione va valutata sotto diverse prospettive, senza ridurla a una sola dimensione. Tuttavia, non riconosce pienamente la differenza tra ciò che è considerato una ragione in una cultura e ciò che effettivamente costituisce una ragione valida. Infine, pur apprezzando varie prospettive nell’argomentazione, Tindale enfatizza eccessivamente l’aspetto retorico, rischiando di trascurare l’importanza della dimensione epistemica e del senso proposizionale astratto dell’argomentazione.

Criteri di valutazione degli argomenti

L’articolo analizza i criteri di valutazione degli argomenti, distinguendo tra valutazioni epistemiche e quelle sociali o comunicative. Dal punto di vista epistemico, gli argomenti sono valutati per validità logica, solidità e credibilità delle conclusioni. Socialmente, si considerano efficacia dialettica, forza retorica e impatto estetico o psicologico. Lumer evidenzia l’importanza dell’aspetto epistemico, mentre altre teorie includono elementi come la virtù degli argomentatori e l’eleganza dell’argomento. La distinzione tra valutazione astratta e contestuale è fondamentale per applicare correttamente criteri e norme.
I criteri si focalizzano sui risultati dell’argomentazione, mentre le norme sono procedurali, regolando il processo argomentativo. Possono essere applicati sia durante che dopo gli scambi, con aspetti come la civiltà che funge da norma e criterio. Nell’argomentazione pubblica, si considerano aspetti morali, sociali e politici quali libertà, inclusività ed equità. Le norme epistemiche, che valutano la validità degli argomenti, hanno priorità, essendo fondamentali nel dibattito. La validità epistemica è vista come prerequisito per altre forme di valutazione come quella dialettica, retorica o basata sulla virtù.

Conclusione: la forza della teoria epistemica

La teoria epistemica dell’argomentazione, promossa da Biro e Siegel, sottolinea l’importanza delle relazioni tra premesse, ragioni, evidenze e conclusioni. A differenza di altre teorie che enfatizzano aspetti sociali e comunicativi, questa si concentra su elementi proposizionali astratti, distinguendo tra argomenti come prodotti e processi. Il suo punto di forza risiede nell’analizzare l’argomento come strumento giustificativo fondamentale.

Vi segnaliamo l’ultimo numero della rivista “Informal Logic. Reasoning and Argumentation in Theory and Practice” (Vol. 43 No. 4, 2024), e in particolare l’articolo open access di Bart Garssen, lecturer al Departmento di Speech Communication, Argumentation Theory and Rhetoric nell’University of Amsterdam, dal titolo “A Reaction to Critique from the Epistemological Sidelines“. 

Di seguito potete visionare il pdf dell’articolo e una breve sintesi (non dell’autore).

Introduzione

Nel suo saggio del 2023, Siegel critica tre metodi di argomentazione, ritenendo che trascurino prospettive epistemologiche essenziali per ogni teoria normativa dell’argomentazione. Egli mira a dimostrare la priorità concettuale delle norme epistemiche e attacca specificamente la teoria pragma-dialettica. Come sostenitore della Scuola di Amsterdam, mi concentrerò sulle critiche di Siegel a questa teoria. Le sue critiche, attive dagli anni ’90, riguardano principalmente la negligenza della norma epistemologica della credenza giustificata da parte dei pragma-dialettici. La novità nel saggio di Siegel è l’accusa alla pragma-dialettica di trascurare o ignorare il “senso proposizionale astratto” dell’argomento. Analizzerò i problemi principali nell’argomento di Siegel: 1) l’ambiguità del termine ‘argomento’ e la sua presunta negligenza nella pragma-dialettica; 2) la prospettiva razionale critica della pragma-dialettica; 3) la presunta negligenza del “senso proposizionale astratto” dell’argomento nella pragma-dialettica

I sensi di argomento e i punti di partenza metodologici

Nel suo articolo, Siegel distingue tre ‘sensi di argomentazione’: proposizionale astratto, atto linguistico e senso sociale/dialogico/comunicativo. Critica teorie come la pragma-dialettica per non onorare queste distinzioni o estenderle impropriamente. Siegel non chiarisce pienamente questi ‘sensi’ e il loro rapporto con la nozione di ‘argomentazione’. La pragma-dialettica considera tutti i sensi di Siegel, seguendo principi metateorici: funzionalizzazione, socializzazione, esternalizzazione e dialettificazione. Ogni principio corrisponde a un ‘senso di argomento’ di Siegel. La funzionalizzazione si concentra sulle funzioni degli atti linguistici nell’argomentazione, la socializzazione sull’argomentazione come dialogo, l’esternalizzazione sulle responsabilità discorsive e la dialettificazione sull’analisi critica e la regolamentazione del ragionamento. Siegel non considera queste sfumature nella sua critica.

Pragma-dialettica e la prospettiva razionale critica

Siegel critica la pragma-dialettica per includere l’argomentazione pro e contro nonostante aderisca alla prospettiva del razionalismo critico. Tuttavia, la pragma-dialettica, seguendo il razionalismo critico, accoglie sia l’argomentazione pro che contro. Questa teoria considera la fallibilità umana e promuove un test critico sistematico in tutti gli ambiti del pensiero e dell’azione umani. Un modello di discussione critica prevede che i protagonisti difendano o contestino un punto di vista attraverso argomentazioni pro o contro, con l’antagonista che risponde criticamente. Questo processo dialettico mira a testare la tenacità di un punto di vista, non a giustificarlo definitivamente. La pragma-dialettica propone un modello ideale di discussione critica, con quattro fasi di discussione, una distribuzione di atti linguistici in queste fasi e una regolamentazione dialettica degli atti linguistici. Ogni fase è essenziale: la fase di confronto rivela l’intera differenza di opinione, la fase di apertura stabilisce un terreno comune, la fase di argomentazione avanza argomenti per superare i dubbi dell’antagonista e, nella fase conclusiva, si stabilisce il risultato del tentativo di risoluzione. Questo modello non è progettato per creare consenso sulla verità o accettabilità di un punto di vista, ma per valutare criticamente la tenacità di un punto di vista contro la critica.

La procedura di testing della pragma-dialettica e gli argomenti nel senso proposizionale astratto

Siegel critica la pragma-dialettica per non catturare la normatività epistemica degli argomenti nel senso proposizionale astratto, ma la sua critica appare basata su fraintendimenti. Pragma-dialettica, infatti, include l’argomentazione in questo senso nel suo processo di dialettificazione, dove le argomentazioni vengono testate criticamente, non semplicemente giustificate. Il modello di discussione critica pragma-dialettico prevede che protagonisti e antagonisti valutino se gli argomenti difendono adeguatamente il punto di vista, seguendo procedure di inferenza intersoggettiva e ponendo domande critiche per stabilire l’admissibilità e la correttezza degli schemi argomentativi. La risoluzione di una differenza di opinione avviene sulla base dei meriti delle mosse argomentative effettuate, distinguendo tra risoluzioni effettive e “quasi-risoluzioni” dove si sono verificati errori o omissioni nella procedura dialettica. Biro e Siegel sostengono che i partecipanti possono risolvere una differenza di opinione seguendo le regole di discussione critica, ma ciò non garantisce che la risoluzione sia giustificata o razionale. Tuttavia, la pragma-dialettica considera queste come quasi-risoluzioni e riconosce che non esiste una teoria argomentativa che identifichi infallibilmente credenze vere o giustificate. La valutazione dell’accettabilità dei punti di partenza spesso richiede l’intervento di esperti, mostrando che la risoluzione di differenze di opinione può essere complessa e sfumata.