L’edizione 2024 del World School Debate Championship (WSDC) a Belgrado è stata molto più di una semplice competizione. E’ stata per la squadra un’occasione di crescita, di socializzazione, una “esperienza a tutto tondo” come dicono le ragazze che hanno rappresentato la Nazionale U19 durante la gara. E per un gruppo di giovani giudici delle scuole superiori, un’opportunità unica di affinare le proprie competenze e acquisire un’esperienza preziosa.
Infatti, insieme alla prestigiosa competizione mondiale si è svolta la prima edizione del Adjudicator Training Program organizzato da IDEA (International Debate Education Association), di cui SNDI è socia attiva e che da quest’anno ha fornito (anche) una piattaforma sia a giudici aspiranti che esperti per apprendere da veterani del settore e contribuire alla diffusione delle best practice nella comunità globale di dibattito.


Un'esperienza formativa intensa
Grazie al sostegno di Erasmus+ e al supporto logistico di Open Communication, associazione serba, il programma si è concentrato in particolare sul miglioramento della qualità del feedback fornito ai Debater e sull’adattamento dei criteri di valutazione ai circuiti nazionali. Partecipanti provenienti da diversi contesti e paesi europei -fra cui il nostro socio Filippo Latino- hanno così avuto la possibilità di interagire con giudici esperti e imparare dalle loro competenze ed esperienze. Il programma è stato particolarmente utile per coloro che avevano già dimostrato le proprie capacità nelle comunità di dibattito locali o nazionali ma desideravano acquisire un’esperienza internazionale, consolidando le proprie capacità e contribuendo alla disseminazione e al confronto delle prassi territoriali.

Il racconto della Nazionale U19
L’Adjudicator Training Program ha sicuramente contribuito anche alla qualità dei feedback che le squadre hanno potuto ricevere durante la competizione. Ma oltre a questo, il racconto delle debaters che hanno rappresentato l’Italia in questo mondiale 2024 trasmette tutte le emozioni di una gara di così alto livello.
“Ci sarebbero così tanti argomenti da affrontare in un racconto dettagliato a sufficienza, tra organizzazione, round, nuove amicizie… in tutto questo, però, la costante è sempre una: la squadra. Il mondiale ha portato insieme persone legate da una passione comune, le ha “costrette” a convivere, lavorare, e ambientarsi insieme (essendo l’unico punto di riferimento l’una per l’altra), tra viaggi in minivan di 11 ore, mozioni preparate fino alle 2 di notte, e sfoghi
emotivi dopo i round più frustranti. Il nostro legame si è sviluppato in situazioni di ogni genere: stress e vulnerabilità ma anche gioia e leggerezza, confortandoci ma anche mettendoci in riga; insomma, un’amicizia genuina di cui faremo tesoro nei nostri ricordi.
La socializzazione, per quanto principalmente tra di noi, non si è limitata alla squadra: una delle cose più stupefacenti e piacevoli dei tornei è quanto ogni debater che si incontra sia subito pronto a iniziare una conversazione e fare amicizia. Ci si sente subito interconnessi con così tante persone e così tante culture diverse, sopratutto in un ambiente come quello del dibattito che si fonda sullo scambio di idee e punti di vista. Questo mondiale, attraverso ogni singolo round e ogni singola persona che abbiamo incontrato, ci ha portate a mettere in dubbio noi stesse e ciò che conosciamo, ci ha cambiate ma in positivo. Siamo persone nuove, arricchite da ogni parola che abbiamo sentito, da ogni respiro, da ogni sguardo.
Entrare in contatto con nuove idee, nuove culture, ti porta a sentirsi un tutt’uno con il mondo esterno, ed in un periodo delicato come questo, capire di far parte di un qualcosa di così grande aiuta a comprendere ciò che siamo e come agiamo.
Chiaramente non sono mancati gli aspetti negativi: l’organizzazione a momenti lasciava a desiderare, il caldo era asfissiante, e alcuni round non si sono conclusi come speravamo.
Tuttavia, tutte concordiamo sul fatto che siamo soddisfatte del nostro lavoro, perché siamo consapevoli di aver dato il nostro meglio e che ci siamo impegnate al massimo; e, nei casi in cui riconosciamo la nostra legittima sconfitta, siamo state più che felici di essere arricchite dal feedback dei giudici.
Nel complesso, quella del mondiale è un esperienza a tutto tondo– accademica, sportiva, sociale, culturale, e a volte anche turistica– che ci ha messe alla prova ma ci ha anche fatto crescere immensamente come persone”.
